IRAN: SI CHIAMAVA ASRA PANAHI

IRAN: SI CHIAMAVA ASRA PANAHI

IRAN: SI CHIAMAVA ASRA PANAHI. Studentessa. Aveva sedici anni. La denuncia arriva dal consiglio di coordinamento del sindacato degli insegnanti iraniano. Succede in una scuola di Arbadil dove le forze di sicurezza fanno irruzione nella scuola e pretendono che si canti un inno dedicato ad Ali Khamenei. Alcune ragazze si rifiutano e vengono pestate. Sottotraccia i ricoveri ma per Asra non c’è nulla da fare. Uccisa dalle botte.

Ad un mese dalla morte di Mahsa Amini nulla è cambiato. Quando si rompe un argine o si fa qualcosa per ripararlo o il fiume tracima. Forse quattrocento morti, forse ventimila feriti eppure i giovani iraniani (ormai quasi il 50% della popolazione ha meno di venticinque anni) non smettono di contestare. Non è più solo il velo è la contestazione ad un sistema soffocante. Ad un futuro incerto e senza prospettive.

“Rivoltosi e teppisti vengono puniti in tutto il mondo” dichiarano le autorità in testa guida supremo ed un supefluo ed inutile presidente. Raisi. Ecco la riparazione. Sarebbe stato sufficiente fare un passo indietro, E’ evidente che la rabbia popolare non si può frenare in eterno con le botte arresti sommari e pallottole volanti. Non funziona, non più. Condivido. “Rivolrosi e teppisti vengono puniti in tutto il mondo”. Dovreste quindi iniziare con i teppisti assassini che hanno fatto irruzione nella scuola di Arbadil.

Non cambio idea sull’accordo nucleare che poteva essere chiuso venti anni fa. E sappiamo chi l’ha ostacolato, gli stessi che hanno trasformato il medio Oriente in una polveriera. Non cambio idea sull’islamofascismo.

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