LE LEGGENDE DEL COLLE DELL’ASSIETTA

(Racconto della signora Teresa Podio)

Il “Vallone dei morti”

E’ notte. Scende dal cielo una neve secca e polverosa che il vento fa turbinare nell’aria gelida, la sbattendola con violenza contro le porte e le finestre delle case.

 Nelle stanze fumose dell’Albergo Rosa Rossa si gioca a tarocchi e ” Magna Cia ” (Lucia Manzon) fa la calza e racconta le leggende del colle dell’Assietta ad un gruppo di bimbi che si stringono attorno alle sue ginocchia e ascoltano attenti.

<<Lassù, in prossimità del colle dell’Assietta, dove si combattè la memoranda battaglia del 19 luglio 1747, si apre un grande vallone attorno al quale duecento anni prima si combattè un’ altra battaglia assai più aspra e più cruenta fra le truppe dell’Infante di  Spagna e quelle del re di Francia.

 

                 <<Vi fu una vera ecatombe e la leggenda vuole che dalle acque del Chisone, fatte rosse dal sangue dei morti, – probabilmente a causa di un violento uragano che aveva portato a valle una quantità enorme di fango e di detriti rocciosi – uscissero gemiti e lamenti angosciosi>>.

                 <<La notte che segui alla battaglia fu una notte di strazio e dolore. Le alture dell’Assietta echeggiavano dai lamenti e dalle grida dei feriti e dei moribondi. Si narra che un soldato francese invocò con tanto fervore il suo angelo custode che fu vista apparire nel cielo una grossa nuvola dorata avvolta in un alone di fuoco che poi scese lentamente fino a raggiungere il grande vallone dell’Assietta, lasciando dietro di sé una scia luminosa che pareva unire il cielo alla terra.

                 <<Da essa ne uscì l’arcangelo Gabriele circonfuso di luca e di splendore. Sguainata la spada la fece roteare tre volte su quel vallone. Come per incanto cessò il lamento dei feriti e fu udita distintamente la sua voce: <<D’ora in avanti ti chiamerai Vallone dei Morti, non avrai più il sorriso di un fiore e le tue rocce si coloreranno di rosso>>. Poi salì al cielo portando con sé le anime dei caduti per la loro patria. Verso l’alba le rocce assumevano uno strano colore rossiccio.

                 <<Ancora oggi chi sale a quelle altezze resta sorpreso nel vedere il <<Vallone dei Morti>> senza fiori e nell’osservare il colore rossiccio delle sue rocce.

I montanari spiegano che l’arcangelo Gabriele ha reciso con la sua spada la radice di tutti i fiori di cui prima si ammantava il Vallone nei mesi di giugno e di luglio, e che il rossiccio delle rocce che lo circondano non è altro che il sangue dei soldati francesi e spagnoli morti in quella terribile battaglia>>.

Fonte :Giuseppe Bourlot

Dal libro ” Storia di Fenestrelle e Val Chisone”

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