Apologia di Socrate di Platone e Apologia della cultura

Apologia di Socrate di Platone e Apologia della cultura

Per la prima volta da quando scrivo sul sito vi presento un classico-classico (nel vero senso del termine).

La ritrosia si spiega con il timore che il lettore pronunci la solita frase di rito: “un classico, che noia!”. Questa è l’epoca della mancata riflessione e certo l’apologia di Socrate non si nega intensi passaggi di acuta riflessione. Scritta tre anni dopo la morte del maestro è l’insieme delle accuse dei giudici e l’esaltazione di una maniera di pensare che ha aperto la via a tutta la successiva cultura europea. La stessa parola cultura in un’epoca incolore e priva di cultura metti i brividi ai maitre a penser televisivi di questo inizio di millennio. Cultura chi?. Platone dalla enciclopedie viene definito filosofo greco. Nato ad Atene nel 428 e/o 427 avanti Cristo, non esisteva l’anagrafe ed i filosofi greci essendo progenitori della Cultura men che meno devono render conto di quanto sono nati. Morì sempre ad Atene ed anche qui potete scegliere 348 o 347 avanti Cristo. Di famiglia nobile (i filosofi raramente erano straccioni od autodidatti, un limite o un pregio fate voi), seguì giovanissimo gli insegnamenti di Cratilo, prima e di Socrate poi. Visse nel periodo dei Trenta tiranni (anzi un suo parente era uno dei trenta) e politicamente non fu particolarmente democratico: come filosofo, però, al di sopra delle parti, degli uomini e prossimo agli Dei, elaborò una teoria pro domo sua. Il buon governo era il governo dei filosofi, uomini dotti che dovevano conoscere il Bene ed applicarlo: la sua è una sorta di repubblica filosofica. Fondatore di un’accademia (non quella della De Filippi!), scrisse molto se non moltissimo: al confronto i moderni scrittori usa e getta, scrivi sedici libri all’anno sono dei dilettanti. Trentacinque dialoghi, il più famoso, invero erroneamente considerato un dialogo perché solo in piccolissime parti sviluppato in forma dialogica, è l’Apologia di Socrate. Critone, Ippia maggiore, Alcibiade, Liside, Carmide, Lachete. Protagora, Gorgia, Fedone e Repubblica (il modello ideale di stato), Menone, Fedro alcuni dei titoli più rappresentativi della produzione socratica. Gennaio 399 avanti Cristo. Socrate viene accusato di mancato rispetto della religione di stato. Colpevole ovvero di introdurre nuovi culti e di non rispettare gli dei che lo stato riconosce. Un’accusa molto odierna, un’accusa che vale il rogo da quando le religioni monoteiste sono state brandite come clave da astute minoranze. Non era lo stato democratico ad intentare cause ma privati cittadini. Un certo Meleto, senz’altro invidioso del successo di Socrate, ma non solo. Con lui anche un certo Anito ed un ancor più oscuro Licone, personaggi del sottobosco dello spettacolo ateniese. Socrate viene accusato di corrompere la gioventù ovvero diviene fastidioso quel continuo richiamare al coraggio di chi sa di non sapere in contrapposizione alla sicura sapienza di chi crede di sapere. La continua educazione al dubbio e alla critica, un fatto esplosivo e rivoluzionario in un’epoca in cui la circolazione delle idee non era né vasta né diffusa. Immaginate un simile approccio culturale cosa riuscirebbe a produrre: un continuo tarlo, un continuo susseguirsi di domande su quali siano i veri valori della società. Immaginate cosa produrrebbe praticamente questo principio in una scuola o sul posto di lavoro. Molto vicino a questo approccio erano le sedute di autocritica in voga nell’esercito cinese e vietnamita: le truppe riunite criticavano apertamente il comandante. Inapplicabili nella nostra società: vi immaginate un manager da dodici milioni al mese sottoposto ad un fuoco di critiche brucianti?. Il processo a sentir Platone fu una vera e propria farsa (notizia che farebbe la felicità di tutti coloro che attaccano i magistrati). Testimoni smontarono le accuse o meglio alcune calunnie: Socrate non fu né fisiologo né sofista. Meleto accusa Socrate di ateismo e contemporaneamente di introdurre nuove divinità: si decida insomma!. Dei cinquecento giudici, duecento ottanta votarono contro Socrate. Socrate venne condannato per sessanta voti e sarebbe bastato lo spostamento di trenta (a parità di giudizio l’accusato veniva assolto) per farlo assolvere. Non furono accettate le proposte di esilio e di pena pecuniaria, Socrate doveva morire, un esempio deviante, un rivoluzionario-reazionario estremamente pericoloso. N.B.: Per rendervi più appetibile una verbosa lettura, lo riconosco, la Cultura è verbosa, ho ingannato gli attenti lettori inventando una fantomatica apologia della Cultura che non ho mai scritto e che mai scriverò. In realtà mi accingo a predisporre un volumetto denominato “Apologia di Leah Amico-rima con Dea”. Non chiedetemi: Lea chi?.

Maya@valchisone.it

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