JORGE AMADO: Dona Flor e i suoi due mariti

JORGE AMADO: Dona Flor e i suoi due mariti

Quarto appuntamento dei recensiti per voi: dopo il cinema dell’ultimo samurai, la pubblicità in tivù tocca a Jorge Amado, un fenomeno grande della letteratura mondiale.
Presto costruiremo una rubrica letteraria autonoma: rinnovo l’invito per chi volesse segnalare un libro o scrivere direttamente la recensione.
JORGE AMADO. Jorge Amado nacque nel 1912 a Pirangi e morì nel 2001 a Bahia. A 19 anni ottenne il successo con il paese del Carnevale, negli anni dominati dalla figura di Getulio Vargas, leader populista.
Da Cacao del 1933 fino ai sotterranei della libertà del 1954 la letteratura di J.Amado è contraddistinta da un forte impegno politico e dalla militanza nel partito comunista, impegno che le costò il carcere e poi l’esilio.
Dopo il ritorno in Brasile nel 1958 fu pubblicato Gabriella, garofano e cannella che segnò l’inizio della mutazione stilistica: una letteratura meno impegnata e se vogliamo fantastica più vicina alle tradizioni del paese, incentrata principalmente su figure femminili di grande carattere e personalità.
A seguire furono scritti i giardini della notte del 1964 e due anni più tardi Dona Flor e i suoi due mariti.
L’ultimo grande romanzo di questo genere risale al 1988, Santa Barbara dei fulmini.
DONA FLOR E I SUOI DUE MARITI. Bahia, calore, passione, voglia di vivere la vita. Dona Flor, giovanissima e bellissima bahiana resta improvvisamente vedova: suo marito, Vadinho, per la suocera uno scavezzacollo, ballerino, donnaiolo, sempre alla ricerca disperata di denaro, amante del gioco, muore durante il carnevale. Vittima di se stesso e della vita dissipata che ha scelto. Matrimonio infelice?. Niente affatto nei ricordi postumi di Dona Flor accanto alle tante seccature e a qualche sofferenza ci sono momenti intensissimi di passione: il loro era vero amore, ricambiato a suo modo dallo strambo marito. Vadinho amava Flor con la stessa intensità.
Era la vita, la passione per un’esistenza al limite in ogni senso ad averlo spinto verso quella fine: anche quando Dona Flor rimembra il Vadinho che vagava talora minaccioso alla ricerca di soldi non emerge alcun tipo di risentimento.
Il libro vive principalmente su questi due passaggi, la morte ed il ricordo. Passato il periodo del dolore (nel frattempo la bellissima ha aperto una scuola di cucina) decide di risposarsi, per la felicità della madre, con Teodoro, farmacista, tranquillo, posato e benestante, completamente diverso per carattere e personalità dal debordante Vadinho.
Anche il matrimonio diviene occasione di confronto: veloce, con pochi invitati il primo, nascosti dalla curiosità del mondo, lento, accurato e preparato il secondo. Passione furente per Vadinho, forse affetto e amore per Teodoro.
Ma, a questo punto rientra in scena magistralmente Vadinho: la sera prima delle nozze riappare in sogno alla moglie e le rimprovera il tradimento.
L’ultimo dispetto dell’ex marito?. Donna Flor ne è scossa, fatalmente impreparata alla ricomparsa del fantasma. Turbata decide dopo mille domande di ricorrere alla magia ed ottiene che il suo Vadinho torni in vita solo ed esclusivamente per lei. Vivrà a questo punto con due mariti, uno reale, tranquillo, l’altro scatenato anche da morto/vivo per lei ad ideale compensazione di entrambi. GIUDIZIO. Da leggere. Amado è sempre soffice, non turba, prepara psicologicamente il lettore a quello che era e doveva essere il vero finale, l’unico possibile, benchè irreale e fantastico.
Inoltre è bravissimo a caratterizzare in punta di piedi i suoi personaggi e a rendere nitida la psicologia di ognuno.

Maya@valchisone.it

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