Ghinivert

Ghinivert

Villar Perosa 15/07/04

 

….driiiin…driiinn…driiinnn…DRIIIINNNN……sbam!!

 

… la sveglia delle 5,30…yooohann…stavo dormendo così bene e poi, cavolo, è veramente presto!

 

Ma oggi si va in montagna meta da stabilire, ma la giornata è splendida, non una nuvola e temperatura gradevole…via in piedi, zaino, scarponi…ho preso tutto? Forse, ma più probabilmente ho dimenticato qualcosa di cui mi ricorderò arrivato a destinazione.

Al bar di Franco, mi aspettano Omertopomoto (chiaramente un soprannome), Gian e Palmi.

Cappuccio, brioche, caffè, due battute sulle nostre condizioni fisiche e si salta in macchina, direzione Val Troncea punto d’arrivo i 3000 e rotti del monte Ghinivert.

A Troncea (1900m) lasciamo la macchina, non prima d’aver assistito ad un parcheggio di Omer degno d’ una donna sessantenne residente a Cuneo alle prese con una manovra in retromarcia.

Dopo accurati preparativi (Omer si fuma una sigaretta, Palmi parla con le galline mentre Gian, guardandolo, scuote la testa incredulo) partiamo per il sentiero che inizia alle spalle della bergeria ristrutturata presente in borgata e che vende dell’ottimo formaggio.

Le indicazioni parlano di 3h e 50, vedremo…ho preso tutto? Mah…

…l’ascesa procede in allegria, in mezzo ad un magnifico bosco dal terreno soffice e dalle pendenze dolci e gentili, sottobosco d’erba a ricoprire dune levigate dal tempo.

In un tratto di bosco meno fitto…

…la meraviglia del fondo valle si apre ai nostri occhi, siamo intorno ai 2300m vicino alle rovine di un antico forno dove si trasformava in rame, il minerale di calcopirite estratto dalle miniere del Beth che incontreremo ancora più in alto (2800m quella più in quota!).

Ah, giusto, il cartello parla chiaro, ci trovavamo in località Forni di San martino, ma lo stesso cartello ci parla di ancora un paio d’ore di cammino.

Ora siamo fuori dal bosco e la visuale è da mozzafiato, con la montagna che dopo le sofferenze dello scorso anno, pare volersi pavoneggiare con rinnovata energia e splendore…

…eccoci, in avvicinamento al colle del Beth, ultima occasione per recuperare un po’ d’ossigeno prima della fatica finale…

Concedetemi una digressione di commento alla foto…a partire da sinistra c’è Palmi, che con evidenti ambizioni da fotomodello tirolese risulta impeccabile, dopo di lui Omertopomoto, con evidente crisi energetica e sguardo perso nel vuoto alla ricerca di un caffè ed una piccola bionda (magari servito in loco dall’Arcangelo Gabriele), il terzo è Gian, il più atletico, in simbiosi con la natura, al quale invidio i capelli…ride…gia ride perché io, al suo fianco, sono al terzo tentativo d’autoscatto…mi si può notare in una sorta di soddisfazione mista al terrore che la macchina cada.

Ora basta divagare e riprendiamo il cammino. Con passo spedito ci avviciniamo velocemente al colle del Beth, a circa 2800, sovrastante la galleria omonima, chiusa da ormai quasi 100 anni, ma ancora ben visibile e suggestiva.

Bando alle ciance e senza soffermarci troppo in un bagno di sudore ci accingiamo alla “conquista” della vetta.

 

ECCOLA!!!!

Di corsa, baldanzosi, senza risparmiarsi arriviamo alla punta dal panorama di rara bellezza.

Brindato il raggiungimento della meta con un fresco grignolino offerto da Gian, ci avviamo, non senza rammarico alla discesa.

Prima però tappa ai laghi sottostanti la vetta, dove Omer si esibisce nel solito bagnetto d’alta quota e dove ci si riposa dopo un pasto frugale. Letteralmente polverizzato il grignolino, Palmi ci propina come “pusa cafè” uno pseudo liquore fatto da lui alle ciliegie…a detta di tutti…buonissimo…dai Palmi, sai fare di meglio!

 

 

Ore 14,30 il ritorno…

 

 

Ciao ed alla prossima,

Fruit, Omer, Gian e Palmi

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