La pena di morte

La pena di morte

L’articolo di oggi vi farà fare un viaggio nell’orrore. Un orrore antico come il mondo ma che sopravvive tutt’oggi sostenuto da molti governi del nostro pianeta, alcuni dei quali si proclamano civili e democratici: la pena di morte. Questa condanna è antichissima. A quanto pare, nonostante la mancanza di testi scritti, già durante la preistoria i capi potevano decidere di mandare a morte chi si era macchiato di crimini gravi come omicidio, furto e sacrilegio. Testimonianze scritte di persone giustiziate si possono trovare nella Bibbia. Il metodo, al tempo, era la lapidazione. Nel codice di Hammurabi, invece, i Babilonesi misero per iscritto un vero e proprio regolamento per la condanna a morte. Era prevista per crimini gravi ma la colpa e la condanna dipendevano molto dal ceto sociale dell’accusato. Gli Egizi applicavano regole molto ferree per chi osava attentare alla vita del Faraone, per chi osava infrangere Maat, la regola universale, per omicidio, furto, sacrilegio e spionaggio. La pena di morte consisteva con la decapitazione o l’annegamento nel Nilo in un sacco chiuso. Presso i Greci, invece, molto presto si svilupparono un’analisi e i primi ripensamenti sul concetto di pena di morte anche se nella pratica rimase come punizione per i reati più gravi ma perse, se possibile, quel significato di vendetta. In età romana invece, l’autorità pubblica non interveniva sempre per punire i delitti. Ma quando questo avveniva, cioè nei casi di pubblico tradimento, la pena era tremenda: decapitazione, fustigazione a morte, impiccagione, taglio degli arti, annegamento, rogo, sepoltura da vivi e crocifissione. Mentre, com’è noto, i cristiani accusati di sovvertire l’ordine pubblico venivano dati in pasto ai felini negli anfiteatri sotto gli occhi di divertiti spettatori. Presso le popolazioni Maya, Incas e Aztechi invece, non esistevano spesso punizioni di questo genere. Si cercava di compensare il danno arrecato. Quando questo non era possibile, nel caso di omicidio e adulterio, il condannato veniva mandato a morte. La pena capitale venne abusata nel Medioevo quando anche i feudatari potevano amministrare la giustizia nei confronti dei più poveri. In questo periodo, i condannati venivano portati alla morte tramite la tortura. In Italia fino al Basso Medioevo, l’assassinio si ricompensava con denaro mentre venne introdotta la pena di morte con Enrico II. In Francia, prima dell’avvento della ghigliottina, che eliminò le differenze di trattamento tra i ceti, le punizioni per i crimini e il modo di procurare la morte variavano molto a seconda del ceto e del tipo di crimine. Anche la Chiesa ha avuto il suo importante ruolo nella pena di morte. Venne sostenuta e legittimata da importanti teologi e padri della chiesa e nel XVI e XVII secolo molti reati, principalmente l’eresia e il discostamento dal pensiero della chiesa cattolica, venivano puniti con tremende torture che portavano alla morte. Con l’avvento del secolo dei Lumi,il 1700, la condanna capitale viene nuovamente messa in discussione. L’opera “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria del 1764 porta a riflettere sull’inefficacia della condanna capitale. Beccaria sostiene che uno stato non può punire un reato che commette lui stesso. Inoltre, con un’eccezionale modernità, afferma che la pena di morte non porterebbe ad alcuna diminuzione dei crimini e propone l’ergastolo come alternativa. Questa straordinaria opera influenzò molte menti aperte dell’epoca e incise anche molto nel diritto penale di oggi. L’ascesa dell’eliminazione della pena di morte da vari stati parte dal XIX secolo, sostituendo la pena con il carcere avita. L’Italia la abolì nel 1889 ma fu reintrodotta da Mussolini nel 1926 per chi attentava alla vita dei Savoia e de capo del governo. Con il crollo di Mussolini e del fascismo, l’abolizione della pena di morte fu una delle prime azioni del nuovo governo il 10 agosto 1944. Venne mantenuta solo per reati fascisti e di collaborazione con i nazi fascisti. Fu bandita il 27 dicembre 1947 con la costituzione della repubblica italiana ma non fu ancora l’abolizione definitiva: resistette la pena di morte per i reati militari commessi in tempo di guerra. Quest’ultima eccezione venne eliminata nel 1994. L’Europa può dirsi così, oggi, totalamente abolizionista. Molti importanti organismi nel mondo si battono per l’abolizione totale della pena di morte. Nel 1999 è stata presentata una moratoria alle Nazioni Unite. Questo importante appello è stato firmato, fra gli altri, da Sua Santità il Dalai Lama, dagli attori Danny Glover, Susan Sarandon, dall’Arcivescovo Desmond Tutu, dal Cardinale Jaime Sin, dagli scrittori Paul Coelho e Louis Sepulveda, dai Premi Nobel Rigoberta Menchù e Dario Fo. Eccone una frase: “Dopo l’abolizione della schiavitù e della tortura, il diritto a non essere uccisi in seguito ad una sentenza legale potrebbe rappresentare un altro comune denominatore, un nuovo inalienabile aspetto dell’essere umano che ci rende una famiglia”. (da www.coalit.org)

E ora una carrellata dei metodi di esecuzione in vigore nel mondo:

Impiccagione: il condannato viene appeso ad una corda intorno al colle e fatto penzolare di modo che muoia per asfissia e per lesioni alla colonna vertebrale. Non è detto che il condannato muoia immediatamente. Sebbene privo di coscienza, può sopravvivere parecchi minuti. Iniezione: il boia inietta,per via endovenosa, un barbiturico chimico ad azione rapida e un agente paralizzante. Anche in questo caso la morte non è immediata e il cuore continua a battere per vari minuti; il condannato prima perde coscienza, poi muore lentamente per paralisi respiratoria e poi cardiaca. In alcuni casi, il condannato non diviene incosciente ed è sveglio mentre i suoi polmoni di paralizzano e il suo cuore si ferma.

Camera a gas: il prigioniero viene legato ad una sedia in una camera stagna. Gli viene fissato uno stetoscopio al torace collegato a delle cuffie che si trovano in un’altra stanza, in modo che un medico possa controllare il progredire dell’esecuzione. Nella stanza del condannato viene quindi liberato gas cianuro che provoca la morte per asfissia. Nonostante l’incoscienza del prigioniero, i suoi organi vitali possono funzionare ancora a lungo.

Sedia elettrica: questo metodo viene usato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1888. La sedia elettrica consiste in una sedia di legno bloccata al pavimento e isolata elettricamente. Molto spesso l’esecuzione è preceduta da un faccia a faccia di 3 giorni tra il prigioniero e la sedia, cosicchè ucciderlo psicologicamente già prima della morte fisica. Al condannato sono fissati degli elettrodi di rame bagnati sulla testa e ad una gamba. Iniziano così potenti scariche elettriche a poca distanza una dall’altra. La morte avviene per arresto respiratorio e cardiaco. Durante il procedimento il corpo del prigioniero si contorce, vomita, orina e defeca, perde sangue. E non sempre è completamente incosciente. Una tortura.

Lapidazione: la persona viene sepolta nel terreno fino al collo e poi colpita ripetutamente da sassate. Generalmente la persona non perde conoscenza in fretta. La morte sopraggiunge per le numerose ferite alla testa, danni al cervello o, a volte, asfissia, Nei paesi in cui viene usata questo tipo di pena di morte, la comunità partecipa abitualmente a questi riti.

Fucilazione: il condannato viene ucciso da un colpo alla tempia o alla nuca da una singola persona o da un plotone. Decapitazione: questo metodo può considerarsi uno dei più rapidi a provocare la morte. Il condannato viene fatto inginocchiare e, mediante una spada, il suo capo viene staccato dal corpo.

Crocifissione: questo metodo “spettacolare”, anche se può sembrare relegato all’età dei Romani, è ancora in uso presso alcuni paesi. Il prigioniero viene letteralmente inchiodato ad una croce coi polsi e le caviglie e lasciato morire lentamente Leggendo queste righe viene da meditare se l’animo umano, in realtà, sia tutt’altro portato per la civiltà, ma piuttosto per la disumanità e la vendetta; e la pietà e l’umanità siano solo concetti inventati ma che in realtà non appartengano intrinsecamente all’uomo. Per continuare il nostro viaggio nell’orrore vi illustro i metodi usati per portare alla morte i condannati nel passato.

L’allungamento: il condannato veniva legato ai polsi e alle caviglie con corde che venivano tirate da parti opposte fino allo “strappamento” e, quindi, alla morte. Gettato: il condannato era gettato giù da un punto molto alto.

Rogo: i condannati, principalmete eretici e streghe venivano legati ad un palo, accerchiato da fieno a cui poi veniva dato fuoco.

Calderone: veniva posto un recipiente sullo stomaco del condannato, con l’apertura rivolta verso la pancia. Venivano poi introdotti dei topi nel recipiente che veniva scaldato. Questi, per scappare, non poteva far altro che rosicchiare la carne del prigioniero.

Cavallo di legno: il condannato veniva seduto a cavalcioni su un “cavallo”. Gli venivano legati dei pesi ai piedi finchè non si…divideva in due. Morte da insetti: il condannato veniva legato poi cosparso di miele e lasciato divorare da insetti. Sbranamento: il condannato veniva gettato in un’arena nella quale venivano fatti entrare leoni affamati. Questo sistema era molto usato al periodo dei Romani. Bollitura: questa tecnica medievale consisteva in un grosso calderone di acqua bollente in cui il condannato veniva posto. Letto di ferro: il prigioniero veniva posto su un letto di ferro che veniva scaldato finchè il prigioniero bruciava vivo.

Pendolo: il condannato veniva fatto sdraiare poi gli veniva abbassato sopra un pendolo con una lama affilatissima. Pressatura: Il condannato veniva schiacciato tra due lastre di pietra. Ruota: il condannato era legato al cerchio esterno della ruota e poi fatta rotolare lungo un percorso spinato o molto in pendenza.. Scorticamento: il condannato, con vari strumenti, veniva spellato lentamente.

Sotterramento: il condannato veniva sepolto vivo e lasciato morire. In alcuni paesi, principalmente le donne venivano sepolte con la testa fuori dalla terra e lasciate cuocere al sole.

Vergine di ferro: la vergine di ferro era un sarcofago riempito di chiodi appuntiti. Il condannato vi veniva posto all’interno, la vergine veniva chiusa e lui era trafitto dai chiodi.

Decapitazione: un boia tagliava la testa del condannato con un’accetta. Spesso la giustificazione della pena di morte è data della gravità dei fatti compiuti dal condannato.

Molte volte ognuno di noi si è trovato a pensare che molte persone non si meritino davvero altro, soprattutto quando le vittime sono bambini o persone indifese. Questo è un sentimento più che legittimo per chi prova un grande dolore. Ma l’organizzazione della società e la giustizia dovrebbero proprio servire a superare questi sentimenti di occhio per occhio dente per dente punendo il colpevole togliendogli la libertà ma non attraversando il confine tra civiltà e vendetta. Inoltre vari studi hanno certificato che la pena di morte non serve come deterrente per i crimini. I paesi mantenitori, infatti, non hanno una percentuale di crimini inferiore ai paesi abolizionisti. Inoltre, molto spesso, come già è stato riscontrato, i giudizi possono essere errati, questo vorrebbe dire che si può portare alla morte una persona innocente. Sono stati numerosi i casi in cui persone già giustiziate o tenute nel braccio della morte per anni sono poi risultate innocenti. Ecco cosa ne diceva, a proposito, Maximilien Robespierre: “Ascoltate la voce della giustizia e della ragione; essa grida che mai il giudizio dell’uomo è tanto certo da far sì che la società possa dare la morte a un uomo condannato da altri uomini soggetti a sbagliare….” Le associazioni che combattano per l’abolizione della pena di morte hanno addirittura scoperto un particolare ancora più agghiacciante: attraverso vari accordi tra giudici e malavita, al condannato morto vengono espiantati gli organi, senza il suo consenso o quello dei parenti, e poi rivenduti. Inoltre è stato provato che la stragrande maggioranza, per non dire tutte, le persone giustiziate erano povere e non potevano permettersi un avvocato che li avrebbe tirati fuori. Per finire, come dimenticare il principio su cui ogni paese civile deve basarsi: Il diritto alla vita. Ciò significa non ergersi ad un giudizio che non può essere altro che divino legittimando l’omicidio, cioè proprio quel crimine che, spesso, si sta punendo. Lo stato diventa a sua volta criminale.

E ora vediamo, nel dettaglio, i vari paesi del mondo da che parte stanno:

Paesi abolizionisti: Albania (dal 1999), Andorra (dal 1990), Angola (dal 1992), Australia (dal 1985), Austria (dal 1950), Azerbaijan (dal 1998) Belgio (dal 1996), Bermuda (dal 1999), Bulgaria (dal 1998), Cambogia (dal 1989), Canada (dal 1998), Capo Verde (dal 1981), Cipro (dal 2000) Citta’ del Vaticano (dal 1969), Costa d’avorio (dal 2000), Croazia (dal 1990), Danimarca (dal 1978), Estonia (dal 1998), Finlandia (dal 1972), Francia (dal 1981), Georgia (dal 1997), Germania (dal 1987), Grecia (dal 1993), Guinea Bissau (dal 1993), Irlanda (dal 1990), Islanda (dal 1928), Isole Marshall (dal 1979), Isole Salomone (dal 1966), Italia (dal 1994), Kiribati (dal 1979), Liechtenstein (dal 1987), Lituania (dal 1998), Lussemburgo (dal 1979), Macedonia, Mauritius (dal 1995), Moldavia (dal 1995), Norvegia(dal 1979), Nuova Zelanda (dal 1989), Olanda (dal 1982), Polonia (dal 1997), Portogallo (dal 1976), Micronesia (dal 1986), Mozambico (dal 1990), Namibia (dal 1990), Nepal (dal 1997), Principato di Monaco (dal 1962), Regno Unito (dal 1998), Repubblica Ceca (dal 1990), Rep. San Marino (dal 1865), Repubblica Slovacca (dal 1990), Romania (dal 1989), Sao Tomè e Principe (dal 1990), Seychelles (dal 1993), Slovenia (dal 1989), Spagna (dal 1995), Sudafrica (dal 1997), Svezia (dal 1972), Svizzera (dal 1992), Turkmenistan (dal 1999) Ucraina (dal 2000), Ungheria (dal 1990) Paesi abolizionisti di fatto: Jugoslavia, Turchia, Gambia, Gibuti, Mali, Niger, Repubblica Centro Africana, Senegal, Togo, Congo, Gabon, Madagascar, Bhutan, Brunei, Maldive, Sry Lanka, Papua Nuova Guinea, Samoa, Tonga. Mantenitori per reati eccezionali: Bosnia (crimini di guerra e genocidio), Malta (crimini di guerra), Lettonia, Israele, Filippine Gabon, Isole Fiji, Isole Cook, Messico.

Paesi Mantenitore: Bielorussia: Russia, Arabia Saudita, Armenia, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Yemen, Algeria, Benin, Burkina Faso, Camerun, Ciad, Egitto, Eritrea, Etiopia, Ghana, Guinea, Liberia, Libia, Marocco, Mauritania, Nigeria, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Tunisia, Botswana, Burundi, Comore, Guinea Equatoriale, Kenya, Lesotho, Malawi, Rep. dem. Congo, Ruanda, Swatziland, Uganda, Zambia, Zimbabwe, Cina, Afghanistan, Bangladesh, Corea del Nord, Corea del Sud, Giappone, India, Indonesia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Laos, Malaysia, Mongolia, Myanmar Byrmania, Pakistan, Singapore, Tadzhikistan, Taiwan, Tailandia, Uzbekistan, Vietnam. Stati Uniti d’America , mantenitori in 38 stati su 52.

By Vale.

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