Bhopal per non dimenticare 22mila vittime

Bhopal, capitale dello stato di Madhya Pradesh,notte tra il 2 e il 3 dicembre del 1984: all’interno della fabbrica americana di pesticidi Union Carbide, durante un’operazione di pulizia delle vasche, fuoriescono 40 tonnellate di gas: metil isocianato, idrogeno cyanyde e vari gas velenosi. Molti degli abitanti nei dintorni muoiono nel sonno, molti si svegliano ma senza nemmeno più la forza di gridare, alcuni tentano di scappare dalla nube tossica. La morte per avvelenamento sopraggiunge nel silenzio. La fuoriuscita non può essere fermata a causa dei scarsi e poco costosi sistemi di sicurezza. Subito dopo l’incidente almeno 7000 persone muoiono per gli effetti tossici, 16 mila nei mesi e negli anni a venire, anche se le associazioni parlano di venti, forse trenta mila vittime. Certo è che ancora i bambini nati oggi, nel 2004, ne subiscono le conseguenze. E’ stato anche difficile per gli ospedali indiani, provvedere con cure specifiche. La Union Carbide non ha mai agevolato i medici comunicando le informazioni mediche di cui era al corrente. Nonostante la tragedia migliaia di persone che abitano le baraccopoli sono obbligate a vivere in quella zona contaminata. Gli abitanti di Bhopal e zone limitrofe soffrono e muoiono quotidianamente per cancro, tubercolosi, ustioni della cute, insufficienza respiratoria, tosse, disturbi gastrointestinali e neurologici. Le donne molto spesso non riescono a portare a termine la gravidanza e spesso il neonato è già malato o malformato. La bonifica del territorio deve ancora iniziare. E sono passati 20 anni. I parenti delle vittime stanno aspettando un risarcimento e che la Union Carbide venne accusate di disastro colposo. Il signor Warren Anderson era il presidente della Union Carbide al momento del disastro. L’India ha spiccato un mandato di cattura internazionale. Oggi è latitante da anni, a quanto pare vive a Vero Beach, in Florida. Il governo indiano chiese 3mila milioni di dollari come risarcimento:nel 1989 la Union Carbide ne pagò 470 . Briciole: parenti delle vittime e invalidi permanenti ricevettero una somma pari a poche centinaia di Euro a testa. I processi sono stati continuamente rinviati: la potenza della “giustizia” americana ha temporeggiato e col tempo le pressanti richieste del governo indiano si sono fatte più flebili. Restano le associazioni come Greenpeace a portare nel mondo la sete di giustizia delle vittime. Per chi si chiedesse che fine ha fatto la Union Carbide; le sue quotazioni sono notevolmente salite in seguito al disastro; è stata poi acquistata dalla Dow Chemical (la stessa di Porto Marghera): azienda da un fatturato di 26 milioni di dollari l’anno.

 

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